Tu sei qui: Storia e StorieUn'aria di "Vidal-ità" a Ravello
Inserito da (admin), giovedì 15 agosto 2019 12:36:03
Sono passati poco più di 7 anni dalla scomparsa di Gore Vidal; era il 31 luglio del 2012 quando il romanziere, sceneggiatore, politico e commentatore si spense nella sua casa di Los Angeles, all'età di 86 anni. Com'è noto, Vidal ha trascorso molti anni della sua vita in Italia: prima a Roma, e poi, qui, presso "La Rondinaia" - dove il ricordo dello scrittore americano rivive nello studio/museo da poco riallestito - a Ravello. Città, quest'ultima, che lo stesso scrittore scelse come «buen retiro», e che fece da "scenografia" ad alcuni suoi importanti romanzi.
Abbiamo intervistato Marco Cascone, il giovane Marketing Director di Villa La Rondinaia (in alto al centro tra Alfonso e Antonio Di Natale)
#PNo: Ci sorprende trovare proprio qui a Ravello un lettore appassionato di Gore Vidal. Considerata la sua giovane età, cosa l'ha spinta ad interessarsi dell'autore americano?
Marco Cascone: Giovane non direi, perché se così fosse non avrei iniziato ad interessarmi alle letture del "Maestro" Vidal, la cui scrittura credo richieda una certa maturazione "intellettuale" per essere realmente compresa, ed apprezzata. Sono molte le cose che hanno suscitato la mia curiosità, e che condivido con estremo piacere in questa sede, nella speranza che possano essere lo spunto per un'iniziativa di più ampio respiro, per onorare le sue opere letterarie.
Forse non tutti sanno che negli anni 50', Vidal pubblicò alcuni romanzi gialli, firmandosi con uno pseudonimo: "Edgar Box". Molto probabilmente, fu spinto all'utilizzo di uno pseudonimo dalle aspre critiche dell'ambiente letterario dopo la pubblicazione nel 1946 del romanzo The city and the pillar, ovvero la storia d'amore tra due omossessuali. Ma siamo nel 1946, e l'amore tra Jim e Bob era come "una statua di sale" - traduzione in italiano del titolo del romanzo - metafora della società americana di quei tempi.
Vidal, colui che scandalizzò l'America puritana, tanto che il New York Times rifiutò di pubblicizzare il libro.
Se io fossi stato un americano mi sarei scandalizzato piuttosto per altri motivi! Mi riferisco alla politica espansionistica degli Stati Uniti, che lo scrittore americano ha saputo "testimoniare" con profonda sagacia e anche ironia; perché Vidal, più che un "provocatore" - come è stato più volte definito - è stato un abile e colto comunicatore; aveva un'ironia impareggiabile. È stato definito "il maestro del romanzo storico americano", uno scrittore "controcorrente". Nel ciclo Narratives of Empire, egli scrive sette romanzi sulla storia, ovvero come è stato detto sulla "controstoria", degli Usa: dalle origini al secondo dopo guerra.
Se Lei legge questi romanzi, ha l'impressione di scoprire una realtà diversa da quella a cui siamo stati abituati. Per darLe un'idea, Le cito un passo tratto da Impero, romanzo in cui Vidal racconta, tra l'altro, la parte forse meno conosciuta di alcuni personaggi storici, come Theodore Roosevelt, 26º presidente degli Stati Uniti. Così, in uno dei tanti confronti tra Henry James, scrittore che denuncia la politica espansionistica americana, ed Henry Adams, grande storiografo, il primo rimbecca il secondo criticando "il prezioso monito", che il futuro presidente degli Stati Uniti, ovvero Theodore Roosevelt, dava ai suoi lettori. Secondo quest'ultimo, infatti, "un uomo istruito non deve darsi alla politica in qualità di persona colta perché è destinato ad essere sconfitto da qualcuno del tutto privo di istruzione - aspetto, quest'ultimo, che viene da lui considerato una sorta di Ideale Americano (...); perciò, Roosevelt consiglia all'uomo colto di affrontare le elezioni come se fosse privo di istruzione e di presentarsi all'elettorato semplicemente come un americano; in questo caso vincerà ed è questo quello che conta". Vidal è stato anche un attento ed acuto osservatore della società del suo tempo.
Così come lo è stato un suo grande amico: lo scrittore italiano Italo Calvino. Un'amicizia significativa quella tra i due scrittori, tanto che come scrisse Calvino in una lettera indirizzata a Vidal: "Tu hai trovato il filone comune del mio lavoro. Ne hai rintracciato la filosofia unificante". Come molti sanno, del resto, Vidal recensì le opere di Calvino sulla New York Review of Books, segno di profonda stima verso lo scrittore italiano. Proprio nel romanzo di Vidal, The golden age, ritroviamo la citazione della "spada di sole" di Palomar - ultimo libro di Calvino - di cui lo scrittore americano ne riporta un passo celebre, adattandolo questa volta al mare della Costiera Amalfitana, e paragonando "i raggi riflessi del sole sul mare", cioè ciò che Calvino chiama "la spada del sole", ad "un'autostrada di paillette scintillanti"...Insomma, come catturare in poche e "musicanti" parole tutte le emozioni che un visitatore percepisce dal belvedere de "La Rondinaia", dove Vidal era solito "operare", ascoltando le sinfonie dell'orchestra di Villa Rufolo.
Sebbene americano e "solo di passaggio" in Italia, Vidal conosceva molto bene non solo la storia del nostro Paese, ma anche la politica e la società contemporanea, tanto che nel libro "Il canarino e la miniera", una trentina di saggi che trattano dell'opera dei maggiori autori angloamericani ed europei, tra i quali lo stesso Leonardo Sciascia, lo scrittore americano, in particolare nel saggio L'Italia di Sciascia, scrive: «Dalla Seconda Guerra Mondiale, l'Italia è riuscita, con caratteristico talento, a creare una società che combina alcuni dei meno affascinanti aspetti del socialismo con, in pratica, tutti i vizi del capitalismo. Non è stata l'impresa di un giorno...». E proprio in merito allo scrittore siciliano, Vidal, sulla "New York Review of Books", utilizzò queste parole: "Sciascia è di sinistra, ma come pochi italiani è un "migliorista". E la sua vena empirica è destinata a sbalordire molti italiani politicizzati. Ha idee, ma non ideologia, in un paese dove l'ideologia politica è tutto e le idee politiche sono poco conosciute". Insomma, sembra conoscesse questo nostro Paese anche meglio di chi lo abita.
Vidal si "serviva" spesso dei suoi personaggi storici anche per trattare temi di grande attualità; pensi alla libertà di culto, tema centrale in un altro suo importante romanzo: Giuliano. L'apostata. Una biografia, questa, sull'Imperatore Giuliano, a cui fu attribuito l'appellativo "infamante" di Apostata per aver avuto "la colpa" di aver tentato di ripristinare l'ellenismo, andando in senso opposto ai suoi predecessori, che avevano, invece, scelto il Cristianesimo come religione dell'Impero. Un uomo estremamente colto, ma che nonostante le sue virtù fu "messo da parte" dalla storia.
Vidal ancora una volta ci fornisce l'occasione di conoscere diversamente e a fondo un personaggio storico; ha saputo parlare di questo imperatore, a torto considerato «minore», come un grande intellettuale e filosofo. Ed un po', forse, come la storia ha fatto con Manfredi di Sicilia. Ma questa è ancora un'altra storia!
E allora come potremmo concludere nel ricordare la grandezza di Gore Vidal?
Forse con una sua citazione tratta da Giuliano: "E' meraviglioso che i libri attraversino i mondi e i secoli, che sconfiggano l'ignoranza e, infine, perfino il tempo crudele."
Colgo l'occasione per ricordare che molti libri di Vidal sono stati ristampati da Fazi Editore. Insomma, abbiamo di che leggere sotto l'ombrellone.
Photo Copyright: Joanne Dunn
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