Tu sei qui: Storia e StorieA Positano Simone Esposito lascia le vie della moda per seguire la vocazione del mare
Inserito da (Maria Abate), martedì 16 febbraio 2021 10:24:04
Di Saveria Fiore
Vestito di semplicità, dei panni del pescatore e un cappello di lana sul capo, che lo contraddistingue, Simone è già di buon mattino accanto alla sua barca. Simone Esposito, 38 anni, vive a Positano, ma più che altro vive col mare e per il mare. Cresciuto in un ambiente dedito alla moda, non ha voluto continuare la tradizione di famiglia. Suo padre Salvatore Esposito, conosciuto come Pepito, era una persona stimata per la sua bontà d'animo, aldilà del fatto di aver dato vita all'omonimo noto marchio di moda positanese. «Quel mondo non fa per me», ci dice Simone nel rimarcare le sue origini. Eppure è lo stesso papà che gli ha fatto assaporare il mondo della pesca fin da piccolo. E a cui Simone si è legato indissolubilmente. All'età di 16 anni il suo amore per le reti, per le barche e per la tranquillità del paesaggio marittimo lo hanno portato alla decisione di dedicarsi alla pesca. E non si è mai più fermato. Anche oggi mentre raccoglie i lembi della rete per poi tagliarli, sembra scandire il ritmo delle sue parole genuine, in un gesto ormai automatico. «In paese mi chiamano tutti Pepito, come mio padre, grande uomo. Ci provo, ma non penso diventerò mai come lui», confessa, con un volto ibrido di rammarico e ispirazione.
La pesca è un'attività ricca di tecniche e di innovazione e di continui cambiamenti dati proprio dalla situazione del mare. «Esistono diverse tipologie di pesca, ma spesso sta a ognuno di noi trovare l'arte di reinventarsi, per far fronte a nuove circostanze. Specialmente perché il mare non è più pescoso come una volta, maggiormente a causa dell'inquinamento», racconta, con una sottile aria di resa, guardando dietro di sé e ai sedimenti di quella felicità che per lui vive nel passato. Anche se il silenzio e l'inattività conseguente al lockdown ha dato un nuovo respiro alle acque del mare. «In qualche modo la pandemia ha influito in positivo sull'ambiente marino, ci siamo goduti anche la meraviglia dei delfini».
La pesca è per lo più un lavoro stagionale dove i mesi più produttivi sono la primavera e l'estate. «Durante la primavera andiamo in mare con le reti a merluzzo, quelle per le seppie, le nasse a gambero. Invece, man mano che si avvicina l'estate ci concentriamo di più sulla pesca di superficie, con la rete derivante, in dialetto la scurmara. Si va fuori due o tre miglia, e si pescano principalmente palamite, sgombri, allitterati. Insomma, una pesca di fatto più redditizia. Verso fine estate ci dedichiamo anche alla pesca della lampuca. Si utilizzano delle frasche di palma per attirarla, i cosiddetti cannizzi. Questo fogliame crea delle zone d'ombra verso cui le lampuche vanno a cercare casa a riparo dal sole, e a cibarsi».
Imprevedibile, soggetta al tempo atmosferico, alla luna, alle correnti, questa è la vita del pescatore, dove non esiste una giornata tipo, una che sia uguale alle altre nè tantomeno pianificabile. «La mattina usciamo, non sapendo quando rientreremo, o se sarà una giornata proficua. Ma probabilmente questa è la sua bellezza». Una professione ricca di sorprese, a volte inaspettate: un pesce spada di un quintale e mezzo, che quando era più giovane gli ha regalato i suoi momenti di emozione unica.
Quando il tempo è avverso Simone continua nella missione, allargando i suoi orizzonti. «Durante il mal tempo mi dedico a sistemare le reti o alla mie capre, in montagna. La natura è l'altra mia passione». Nella pesca esistono dei piccoli segreti, riguardo soprattutto le aree strategiche. «Sono un autodidatta. Ho appreso le tecniche e i segreti della pesca osservando, sperimentando, sbagliando», racconta con sguardo introverso ma fiero, di chi sa che ha costruito da solo davvero tanto. «Quando mi sono imbarcato per la prima volta, a sedici anni, mi ha aiutato molto Gennaro Consiglio. Gennaro è un signore anziano di Amalfi, soprannominato la Popotola. Oggi ha 94 anni e ancora esce in mare. Non so che darei per arrivare alla sua età con la stessa vitalità».
Chi si guadagna da vivere con la pesca conosce i sacrifici e l'impegno che sono necessari per intraprendere questo percorso, che regala molte soddisfazioni, ma offre anche molte sfide. «È un lavoro poco redditizio e molto sacrificato, questo è certo. Ma è la passione che ti guida. Ai giovani che vogliono cimentarsi in questa professione consiglio di provare, andare in mare e se è ciò che fa per loro sentiranno come un richiamo naturale, spontaneo», ci dice, sottolineando che il più grande dei suoi tre figli sembra voler seguire le sue orme. Simone ha la licenza per la Pesca Turismo, che ha poco esercitato. «Ho abbandonato molto presto l'idea. Non percepivo la passione e il rispetto delle persone. E allora preferisco stare solo. Solo con il mare». Un legame quasi viscerale quello che Simone nutre per il mare, paragonabile all'amore per la sua famiglia e per la moglie, di cui ci parla con gli occhi pieni di commozione. Le sue parole sono piene di genuinità. Quella che lo rende, come direbbe Gianni Bosio, storico, un'isola di resistenza. «La gente pensa che la felicità si fa con i soldi, invece non è così. Per me il mare e i sogni sono ciò che mi rendono felice».
(Foto di Vito Fusco - Progetto Rete Sviluppo Turistico Costa d'Amalfi)
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