Tu sei qui: Economia e Turismo«Niente ripresa senza stranieri, Costa d’Amalfi troppo “cara” per turismo locale»: l’intervista a Vito Cinque del San Pietro di Positano
Inserito da (Maria Abate), giovedì 28 maggio 2020 21:43:16
L’Italia è al primo posto in Europa per quota di esercizi ricettivi, che accolgono per la maggior parte clienti stranieri (il 50,6% nel 2019). Nell’anno appena trascorso, la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in Italia ammonta a circa 44,3 miliardi. Per questo Vito Cinque, proprietario e General Manager dell’hotel San Pietro di Positano, ha dichiarato a "Kong News" che «l’Italia ha bisogno del turismo straniero per risollevare il settore».
Vito, insieme a suo fratello Carlo, rappresenta la terza generazione della famiglia di imprenditori che fondarono l’Hotel nel 1970 e che quest’anno avrebbe dovuto festeggiare i suoi 50 anni e avrebbe dovuto accogliere fino a 165 dipendenti.
«Siamo messi molto male. Praticamente questa stagione è andata, tenendo conto che sarebbe dovuta partire a marzo-aprile, e pensare di riaprire tra qualche settimana è una scommessa al buio», ha spiegato a Filippo Di Nardo.
E poi ha aggiunto: «Vorrei dire con vigore che è quasi utopico pensare che un certo tipo di turismo, come quello che si fa in costiera amalfitana per intenderci, possa essere sostenuto da un turismo italiano. Gli italiani che vanno in vacanza hanno una capacità di spesa che si aggira intorno ai 2500 euro. Per intenderci meglio: un dirigente italiano ha la stessa capacità di spesa di un operaio americano. È quindi fuori dal senso della realtà pensare di poter sostenere la ripresa del turismo italiano lanciando slogan quali il "turismo a kilometro zero"».
Parlando di dati concreti, «Solo nel nostro caso l’88 per cento della clientela è straniera e solo il 12 per cento italiano», ha rivelato Cinque.
Dichiarazioni più volte fatte dai politici italiani, ma che denotano «una scarsa conoscenza dell’economia del turismo», ha detto Cinque, per poi definire «inutili le misure come il modesto bonus vacanza per le famiglie che in questo momento hanno altre priorità, come arrivare alla fine del mese».
Alla fine della fiera, «Tutto grava sulle spalle dell’imprenditore e la mia speranza è che tutti riescano a riprendersi, prospettiva tutt’altro che scontata».
Purtroppo, «ci sono molti fattori che fanno pensare che il turista straniero quest’anno non verrà in Italia. Non solo per i disagi che vivrebbero all’interno delle strutture rispetto alla osservanza delle norme di sicurezza, che ovviamente rispetto e considero giuste, ma che renderebbero la vacanza fonte di stress e non una emozione indimenticabile. Come si fa ad obbligare tutti i clienti ad indossare la mascherina nelle aree comuni?».
Inoltre, «dopo un lungo periodo di inattività, molte persone preferiranno rimanere vicino al loro luogo di lavoro. E poi ci sono segnali inequivocabili di disincentivo dei governi a non venire in Italia. Non solo a livello europeo la situazione è caotica, ma anche il turismo americano è fortemente in dubbio. Intanto, le loro assicurazioni sanitarie statunitensi non coprono il rischio Covid-19 e poi cito il caso dell’Ambasciata Americana a Roma che ha diramato un documento ufficiale in cui si dice chiaramente ai cittadini americani di non venire in Italia e che l’ambasciata non sosterrà chi eventualmente dovesse avere problemi legati al virus. Se queste sono le premesse è evidente che le conseguenze per il settore sono e saranno molto pesanti».
Tra le proposte di Cinque, la riduzione «almeno del 50 per cento del cuneo fiscale, tenuto conto che comunque abbiamo dei costi fissi che dobbiamo sostenere a prescindere dalla riapertura o meno dell’attività». E poi, la «semplificazione delle procedure burocratiche, che invece sono triplicate».
«Chiedo allo Stato di dare fiducia agli imprenditori che hanno tutto l’interesse a far funzionare al meglio le loro attività nel rispetto delle regole. Serve un piano di rilancio del nostro turismo che al momento non vedo. Segnalo, mio malgrado, che purtroppo in questo periodo si è alimentato in modo irresponsabile un sentimento anti-impresa, ideologico e illogico, che fa male a tutti, all’economia, al lavoro e alle stesse istituzioni. Mi auguro che anche da questo punto di vista si ristabiliscano i giusti valori», ha chiosato Cinque.
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