Tu sei qui: Salute e BenessereTamponi per i bambini, precauzioni e comportamenti corretti
Inserito da (Admin), martedì 17 novembre 2020 07:34:56
Con un esaustivo articolo pubblicato su dilei.it a firma del giornalista scientifico Federico Mereta, abbiamo appreso che nell'attesa si rendono disponibili i test salivari per identificare la presenza del virus Sars-CoV-2 (Covid-19) l'unica soluzione attuale per diagnosticare la positività resta il tampone naso-faringeo. Anche per i bambini l'esame può essere fastidioso, ma in ogni caso non è pericoloso. Gli ipotetici danni per i più piccoli, paventati soprattutto sul web, non hanno motivo di essere considerati.
Teniamo presente, come spiega in un articolo il dott. Filippo Festini, Professore Associato di Scienze Infermieristiche Generali, Cliniche e Pediatriche MED/45 del Dipartimento di Scienze della Salute
dell'Università degli Studi di Firenze, pubblicato sul portale quotidianosanita.it, che si stanno registrando un gran numero di tamponi prescritti dai pediatri su bambini di ogni età e dal fatto che nessun genitore ha ricevuto informazioni sui rischi operativi intrinseci alle procedure del tampone rino e oro-faringeo per i bambini in quella fase dello sviluppo in cui sono oppositivi e non collaborativi nei confronti di qualsiasi procedura invasiva.
Quindi se da un lato il tampone nei più piccoli non è pericoloso, dall'altro resta una procedura invasiva da effettuare con estrema attenzione, utilizzando il tampone adatto, che nei bambini è di dimensioni necessariamente più piccole.
Quello che lascia sconcertati è la catena decisionale che spesso, come riferito dal dott Festini, manca della figura più importante: il pediatra.
"Molti genitori mi hanno riferito che la prescrizione di una procedura così invasiva e rischiosa è avvenuta in moltissimi casi senza che il pediatra abbia visitato il bambino ma semplicemente basandosi su sintomi lievi e clinicamente poco specifici riportati dalle madri; le quali nella maggior parte dei casi non li avrebbero neppure riferiti al pediatra se non vi fossero state costrette dalla necessità di far rientrare il bambino a scuola, dopo essere respinto dalla stessa sulla base del giudizio di personale privo di competenze per valutare i segni e i sintomi del bambino. In altre parole, le madri riferiscono con preoccupante frequenza una catena decisionale surreale:
- il bidello o altro personale senza alcuna competenza medica ritiene che il bambino abbia sintomi riconducibili al Covid-19;
- la madre, pur ritenendo che tali sintomi siano secondo la propria esperienza del tutto irrilevanti (la letteratura scientifica ha dimostrato quanto sia sensibile e specifica la percezione della madre riguardo alla salute del bambino) è costretta a riferirli al pediatra;
- in un numero sconcertante di casi il pediatra, senza visitare il bambino e dunque senza verificare se i sintomi rilevati dal bidello siano veri e rilevanti da un punto di vista clinico, prescrive il tampone. Ai genitori spesso viene detto che "sono costretti" a prescrivere il tampone ma non viene loro chiarito sulla base di quale norma.
Il risultato paradossale è che troppo spesso, in assenza di un filtro clinico effettuato dal pediatra, il tampone viene in definitiva eseguito a seguito del giudizio clinico di un... bidello non condiviso dalla madre e avallato senza riscontri dal pediatra.
Parlando con le famiglie emerge un diffuso stato d'animo di sconcerto e di incredulità per un processo decisionale che dovrebbe avere al centro il giudizio clinico del pediatra e la partecipazione informata della famiglia ma che essi percepiscono come distorto e patologico.
Oltre a ciò che ho appena riportato, ho anche potuto constatare -con mio grande sconcerto- numerosi casi di prescrizioni di cui mi è stato veramente impossibile comprendere il razionale clinico.
L'esempio più eclatante è stato quello di un lattante di 40 giorni allattato al seno, senza alcun segno clinico, negativo agli screening neonatali, sano e con accrescimento regolare, il cui padre era tornato senza alcun sintomo da un viaggio di lavoro ed il cui pediatra ha prescritto il tampone a tutta la famiglia incluso il piccolino."
Ovviamente non vogliamo con questo spaventare nessuno, quello che però ci preme evidenziare è l'importanza di non lasciarsi trasportare dall'approssimazione e dalla paura altrui. Valutiamo la situazione e comportiamoci di conseguenza, facendo attenzione sempre alle persone con cui ci relazioniamo e senza aver paura di chiedere maggiori informazioni sulle procedure e sui rischi operativi che uno screening può comportare, soprattutto se a pagare poi è la salute dei più piccoli.
Fonti: www.quotidianosanita.it e www.dilei.it
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