Tu sei qui: Flusso di CoscienzaUniversità di Salerno, tragedia al Campus: studentessa precipita dal parcheggio multi piano e muore
Inserito da (admin), venerdì 24 gennaio 2020 16:17:10
Abbiamo tutti appreso, dalle pagine de Il Vescovado (il giornale on line della Costa d'Amalfi), della tragica morte della studentessa universitaria precipitata dall'ultimo piano del parcheggio del Campus.
Sul luogo delle tragedia sono arrivati anche i militari dell'Arma dei Carabinieri e gli agenti della Polizia Municipale che, dopo aver effettuato tutti i rilievi del caso, sono al lavoro per stabilire l'esatta dinamica dei fatti: attualmente nessuna ipotesi è esclusa.
Il cordoglio del Sindaco di Fisciano, Vincenzo Sessa, che su Facebook ha scritto: «Ancora una tragedia che ci lascia attoniti. Qualche ora fa una giovane ragazza è precipitata dal parcheggio multi piano in prossimità dell'uscita autostradale dell'Università. La caduta di diversi metri é stata purtroppo fatale. Esprimo a nome mio personale e dell'intera Città di Fisciano vicinanza ai genitori e alla famiglia tutta.»
Salerno Notizie parla di quattro morti in quattro anni, il secondo caso dal parcheggio multi piano dell'Università. Oggi l'ennesima vittima, resta da capire se si è trattato di un suicidio o di un incidente. Purtroppo il lavoro del giornalista, soprattutto dei colleghi che seguono la cronaca, non consente di avventare ipotesi e di anticipare gli inquirenti, anche quando la dinamica sembra scontata e i precedenti si susseguono nel tempo. Governare la "furia mediatica" che si scatena innanzi a questi eventi luttuosi, preservare la famiglia ancora non a conoscenza dei fatti, evitare che le indagini vengano inquinate, sono solo alcune delle motivazioni per cui si scelgono titoli prudenti.
Di diverso avviso e con tono decisamente provocatorio il post apparso sulla bacheca di Massimiliano Esposito, giovane residente di Minori, che accende un focus sulle problematiche che affliggono i più deboli, emotivamente parlando, troppo spesso a margine degli stessi fatti di cronaca che li travolgono:
"Università di Salerno, tragedia al Campus: studentessa cade dal multipiano e muore."
Così recita il titolo di un articolo on-line del giornale "Il Mattino" a proposito della tragica vicenda verificatasi questa mattina presso la nostra Università. Viene usato il verbo "cadere" e non mi sembra che questo sia il più adatto dato che non dà un'idea di volontarietà dell'azione. Alcuni potrebbero dire che è bene essere prudenti nel descrivere in tal modo quanto successo perché non è stata ancora accertata con chiarezza la dinamica dei fatti, ma credo che troppo spesso, dietro alla prudenza, si nasconda la volontà di non chiamare le cose con il proprio nome.
Era già accaduto e anche allora era stato usato il verbo "cadere". Molti hanno fatto ricorso anche alla parola "precipitare" che pur può rendere, nelle sue diverse sfumature, il senso di ciò che si è verificato. Ma tra "precipitare" e "suicidarsi" c'è differenza: il primo termine, in queste circostanze, sembra quasi essere adottato per non destare un turbamento eccessivo nelle coscienze.
"Il primo atto rivoluzionario è chiamare le cose con il proprio nome."
E molti non hanno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome oppure non lo fanno con lo scopo di far passare sotto silenzio situazioni di disagio che, al contrario, meriterebbero interessamento. Al di là delle effettive motivazioni che, in questo caso, hanno portato la ragazza a tanto, non si parla mai abbastanza del fatto che, in questa efferata "guerra civile" che è la società in cui viviamo, riescono ad andare avanti, troppo spesso, solo i meno sensibili. Non si parla mai abbastanza del fatto che gli ultimi sono considerati pesi che rallentano la corsa verso il progresso. Non si parla mai abbastanza del fatto che le classifiche, che nella maggior parte dei casi danno di più a chi ha già di più, non potranno mai tener conto degli infiniti fattori e circostanze che influenzano la vita e il percorso esistenziale di una persona.
Le parole sono importanti, parlarne è importante affinché tali tragedie non siano declassate a occasionali intoppi della brutale macchina dei tempi odierni.
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