Tu sei qui: Flusso di CoscienzaPapa Francesco, gli intellettuali e la carità di Dio
Inserito da (Maria Abate), giovedì 22 ottobre 2020 19:11:17
Di Sigismondo Nastri
Come era prevedibile - i corvi in agguato non mancano mai - si sono scatenate le speculazioni sulle parole del papa, neppure nuove (il suo pensiero era già stato espresso più volte), a proposito dell'omosessualità. L'occasione l'ha data una dichiarazione contenuta nel docufilm "Francesco", presentato alla Festa del cinema di Roma. Afferma il pontefice: «Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge di convivenza civile. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battutto per questo».
Apriti cielo!
Non ha detto niente di più di quello che è già in un atto ufficiale della Chiesa, la Esortazione postsinodale "Amoris laetitia": «Desideriamo innanzi tutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione». Non ha parlato di matrimonio, come qualcuno vuol far credere, dato che - cito lo stesso documento - non esiste fondamento alcuno «per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».
Per i detrattori di Papa Francesco, e ce ne sono anche tra ecclesiastici, ogni sua parola è motivo di scandalo. C'è chi si lascia suggestionare e tira in ballo dogmi e eresie, che richiamano tempi bui e condanne al rogo.
Io non ho nessuna autorità per... pontificare in questo campo. Esprimo una opinione, da cattolico, che cerca di guardare il mondo senza lenti deformanti, senza far uso di paraocchi. Una volta si considerava l'omosessualità - maschile e femminile - una scelta, una perversione, poi s'è scoperto che è una tendenza che emerge in contemporanea con l'interesse per la sessualità.Come dichiara padre Maurizio Faggioni, medico endocrinologo, bioeticista e teologo morale, in una intervista a Luciano Moia su Avvenire (8.9.2019), «esistono molti fattori convergenti e interagenti, prenatali e postnatali precoci, di natura organica e psichica che intervengono nella complessa definizione della identità sessuale e nella genesi dell'orientamento sessuale».
Quando il discorso si sposta in ambito scientifico, è evidente, devo fermarmi. E' un campo che non mi appartiene. Senza competenze specifiche si finisce col parlare a vanvera. Molti corrono questo rischio, spingendosi troppo avanti, e inciampano rovinosamente. Non posso, però, non prendere atto di una verità acclarata: «nessuno ‘sceglie' di essere eterosessuale oppure omosessuale, con tutte le varianti - ovviamente - che queste etichette rigide sottendono».
Una verità che non impedisce, però, il proliferare di forme aberranti di omofobia, tanto da costringere il parlamento a intervenire sul piano legislativo.
E la Chiesa non dovrebbe occuparsene?
Nella prima lettera di san Giovanni apostolo (4,19-21) leggo: «se uno dicesse: io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un mentitore, Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello».
La Chiesa, lo scriveva Benedetto XVI nell'enciclica "Deus caritas est", è carità. Ed è misericordia, come ricorda Francesco, dato che «ogni nostra forma di amore, di solidarietà, di condivisione è solo un riflesso di quella carità che è Dio», alla quale dobbiamo guardare «come alla bussola che orienta la nostra vita, prima di incamminarci in ogni attività: lì troviamo la direzione, da essa impariamo come guardare i fratelli e il mondo».
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