Tu sei qui: Flusso di CoscienzaCostiera Amalfitana: bellezza e fragilità. L’una da preservare ed esaltare, l’altra da curare
Inserito da (Admin), venerdì 16 aprile 2021 12:19:20
di Lisa Sammarco
La primavera si è presentata puntuale in Costiera Amalfitana, malgrado tutto. In questi giorni cristallini viene spontaneo scorrere con lo sguardo il paesaggio e per un attimo ci si può anche dimenticare che anche quest'anno ci è negato il piacere di godere in piena libertà la sua bellezza dirompente, soprattutto dopo tanta pioggia che l'ha ferita, spesso profondamente, mostrando di questo angolo d'Italia anche la fragilità.
Bellezza e Fragilità: due parole che spesso si accompagnano quando si parla della Costiera. Sono due parole dal senso inequivocabile: la prima si addice senza ombra di dubbio a questa terra che è allo stesso tempo selvaggia e morbida, esplosiva e discreta, la seconda rappresenta la presunzione ottusa dell'uomo che non ne ha cura credendo stoltamente che la Bellezza sia eterna.
S'illude che la grazia di questa terra gli sia semplicemente dovuta senza dare in cambio nulla. Eppure un tempo non è stato così. I nostri antenati infatti hanno forse avuto un approccio più consapevole sebbene vivere qui abbia comportato scavare, strappare fazzoletti di terra alla roccia, conoscere il vento e il mare e in qualche modo difendersi e sopravvivere creando un'economia adeguata alla sua aspra conformazione. Eppure nonostante il territorio impervio sono stati capaci di consegnarci un'eredità dal valore inestimabile, opere di pregio di grande inventiva ed utilità, architetture che si sposano alla perfezione con il paesaggio, una rete di sentieri, la geometria dei terrazzamenti sui crinali delle colline ed una strada costiera unica la mondo, solo per citarne alcune, che unite alla sua natura mediterranea ne hanno determinato la unicità. È stata proprio la strada che collega i piccoli paesi che ha poi aperto il varco all'odierna vocazione turistica dei loro abitanti.
Sebbene già apprezzata dai Romani per il suo clima e per la morfologia della sua costa che rendeva questi luoghi un posto di villeggiatura ameno e sicuro, in epoca più moderna la Costiera Amalfitana divenne con il Gran Tour una affascinante e ambita meta dove soggiornare, apprezzare e spesso innamorarsi del "dolce vivere" del Sud d'Italia.
Le piccole locande e le case nobiliari che accolsero i viaggiatori di allora col passare degli anni sono divenute alberghi, le trattorie si sono trasformate in ristoranti, le mescite di vino in bar e il successivo crescente flusso turistico ha creato un'economia basata soprattutto sull'accoglienza attraverso la quale venivano esaltati sia il naturale senso di ospitalità retaggio di una cultura semplice, dignitosa e aperta sia le molteplici attrattive che la costiera offriva: clima, paesaggio, cibo, cultura, artigianato, tutto racchiuso in pochi chilometri. Piccoli paesi arroccati e immersi nella macchia mediterranea che nel tempo hanno dato vita a quello che oggi potremmo definire il brand "COSTIERA AMALFITANA" conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
L'evoluzione della Costiera in un "brand" di successo oltre ai vantaggi di tipo economico ha implicato, e implica tuttora, una continua opera di ammodernamento, come è giusto che sia. Per ovviare alle accresciute esigenze e per soddisfare e migliorare la qualità di vita degli abitanti e quella dei soggiorni dei turisti che arrivano sempre più numerosi si sono incrementate condotte idriche, reti elettriche e di comunicazione e fognarie, e laddove possibile si sono costruite strade di collegamento, e porti per coloro che vogliono goderne la bellezza dal mare. La Costiera come ogni cosa ha pagato certamente il suo debito alla modernità lasciandosi alle spalle a volte la sua genuinità e la compiutezza della sua semplicità ma riacciuffandole in parte con l'istintivo senso creativo che la contraddistingue, e se a volte la nostalgia per ciò che era un tempo tuttora riaffiora, è anche vero che a rimanere sordi, ciechi e fermi si rischia di perdere il proprio appuntamento col futuro.
Altra cosa è però mancare il futuro facendo scelte inappropriate, scelte spesso figlie più della politica che di una visione.
In questi giorni il nostro Presidente di Regione ha annunciato una serie di progetti a dir poco avveniristici che dovrebbero, a detta degli addetti, migliorare la viabilità e i collegamenti da e per la Costiera Amalfitana dando un'ulteriore spinta al turismo. Gallerie (Minori- Maiori), funivie (Minori- Ravello) (Angri-Tramonti- Ravello), scale mobili, piste pedonali a sbalzo (Castiglione- Amalfi) solo per citarne alcune, a cui va ad aggiungersi anche il progetto del megadepuratore consortile a Maiori che, a dispetto della sua chiara identità costierasca, diventerebbe non solo il polo dei rifiuti solidi di gran parte della Costiera, ma anche quello delle acque reflue. È una lista così lunga e futuristica che viene da chiedersi "a quando il teletrasporto?"
Ma se solo provassimo ad immaginare il profilo delle colline interrotte da piloni e cavi, se solo provassimo ad intravedere con la mente la triste transumanza aerea che nulla godrebbe del paesaggio se non un fugace e asettico tragitto lineare, e se solo immaginassimo la triste oscurità sotterranea dei trafori, se solo immaginassimo la piccola oasi naturale che era e che potrebbe ancora essere il Demanio di Maiori, luogo demandato ad accogliere un inspiegabile depuratore consortile, ecco se solo provassimo ad usare non solo la logica dei numeri ma anche l'immaginazione verrebbe da chiedersi "Perché?"
Perché se invece tante altre cose avrebbero una priorità essenziale per presentarsi all'altezza del futuro che tutti amiamo sognare? Perché non rivolgere lo sforzo di una progettazione affrontando con conoscenza critica ma efficace le problematiche sulla viabilità e quelle ambientali a protezione del territorio e del mare? Perché disperdere tempo e denaro perseguendo con cecità programmi che " curano la malattia uccidendo il malato"?
Ma l'atavica bulimia della politica sembra concentrarsi più sull'abbuffata di progetti imponenti e grandiosi da affastellare in inaccessibili uffici o da iniziare per poi, il più delle volte, abbandonare non senza danni irrimediabili, piuttosto che mettere a fuoco la semplice realtà. E l'odierna realtà ha due importanti componenti che sembra vengano ignorate e che invece costituiscono un punto focale su cui porre le basi per il futuro turistico della Costiera.
È innegabile che il flusso turistico nazionale e internazionale degli ultimi anni abbia messo in evidenza alcune criticità che esigono di essere affrontate affinché la fragilità non prevalga sulla bellezza.
Il brand "COSTIERA AMALFITANA" è cresciuto velocemente, non altrettanto i servizi necessari ad accoglierne il flusso e soprattutto il traffico su ruote ha spesso raggiunto livelli insostenibili dalla stretta strada costiera. Ma nulla negli anni è stato fatto per limitarne l'impatto negativo sia sul turismo che sul quotidiano. Si sarebbe potuto allargarne, laddove possibile, la carreggiata, evitando però i soliti tempi biblici per i dovuti lavori, affrontare con severità e fermezza il problema delle auto in sosta spesso causa principale di incidenti e disagi, creare aree di parcheggio, incrementare il servizio pubblico con navette di collegamento, attualmente insufficiente anche nel periodo invernale, incrementare le vie del mare, mettere in sicurezza un'importante arteria come la Chiunzi- Ravello, che rappresenterebbe uno snodo essenziale per alleggerire la Statale costiera.
Nulla è stato fatto anche per la ordinaria manutenzione della Statale stessa e della via interna alternativa a quella costiera che la collega alle Autostrade, la Provinciale, dove spazzatura, erbacce nonché il manto stradale usurato e le pessime condizioni di ringhiere e muretti a secco fanno da miserabile cornice, e dove solo la bellezza del panorama ne attenua lo stato indecente in cui versano alcuni tratti. E nulla è stato fatto per arrivare ad una seria regolamentazione del flusso di autobus e auto nei mesi estivi in grado di andare incontro sia alle esigenze dei singoli comparti turistici sia ad allentarne il carico sulla statale. Nulla è stato fatto per contenere la fragilità in cui versa il territorio che la sovrasta minandone la sicurezza. Incendi dolosi rimasti impuniti, disboscamenti, abbandono dell'attività agricola collinare non adeguatamente sostenuta e cambiamenti climatici ne hanno accresciuta la debolezza e ora più che mai ci sarebbe bisogno di una seria progettazione per una sua messa in sicurezza, prevenendo e non subendo i rischi e il disagio di frane sempre più frequenti che minano e spesso stravolgono, come è accaduto recentemente, le normali attività quotidiane e lavorative.
Nulla si è fatto se non concepire progetti faraonici che se realizzati contribuirebbero ad un ulteriore abbandono e disinteresse verso la tutela e la salvaguardia di questa terra per attuare invece stravolgimenti ben lontani dalla idilliaca immagine fiorita proiettata dai moderni rendering. Ben conosciamo infatti le condizioni in cui versano gran parte dell'anno il verde e gli arredi pubblici, le strade interne dei paesi e delle loro frazioni nonché le aree demaniali come spiagge e letti fluviali.
Alla modernità proposta da questa progettazione si accompagna una narrazione spesso distorta e che trova i suoi ruffiani appigli nei temi più in voga (ambientalismo, sostenibilità, cambiamento etc..) a cui viene contrapposta, presentandola come immobilismo reazionario, quella di chi questa stessa tematica l'applica alla realtà senza però dimenticare la valenza identitaria del territorio.
Ma se accogliere la modernità costituisce l'unico snodo per affrontare il futuro allora perché ignorare le altresì moderne regole e strategie di marketing e chiedersi: cosa ha reso la Costiera Amalfitana un marchio spendibile in tutto il mondo e in innumerevoli settori se non il suo essere Costiera Amalfitana? E perché allora non puntare su una modernità capace di sfruttare i suoi limiti trasformandoli in qualità e le sue imperfezioni in pregi? Perché ignorare che chi sceglie o sogna una vacanza in Costiera lo fa attraverso un immaginario fatto di vicoli e scalinate fiorite, di buon cibo, di un paesaggio incontaminato, di sentieri fra limoni, di un'accoglienza semplice e al tempo stesso sofisticata nonché di cultura?
Ma altro sembrano ignorare i nostri politici e le nostre amministrazioni, qualcosa di attuale ed estremamente importante, a dimostrazione del loro preoccupante scollamento dalla realtà.
La recente pandemia ha colpito, così come ovunque, anche la Costiera, mostrando come un'economia esclusivamente turistica e stagionale possa essere intaccata, perfino annientata in qualsiasi momento. Dopo una stagione, quella del 2020, segnata dallo stravolgimento delle nostre vite e delle attività ed un'altra che si prospetta essere ugualmente problematica sarà quasi inevitabile considerare che il turismo subirà grossi cambiamenti. Probabilmente non lo sarà in termini di numeri poiché il viaggio, l'avventura, la scoperta sono parte stessa dell'essere umano, ma certamente in futuro lo sarà in termini di scelte.
La prima sarà privilegiare località in grado di offrire un servizio medico sanitario adeguato, e la Costiera col suo unico polo sanitario a coprire una popolazione che in alta stagione raggiunge livelli molto al di sopra di quelli normali, avrebbe il suo primo punto a sfavore. La seconda coinvolgerà la vivibilità: spiagge stracolme, affollamenti, la presenza crescente di forme d'inquinamento sia acustico che ambientale saranno opzioni deterrenti.
Il flusso turistico futuro trasformerà i turisti in viaggiatori laddove il viaggio sarà inteso come conoscenza, scambio, arricchimento culturale, sicurezza e qualità dell'accoglienza.
I futuri viaggiatori, presumibilmente, prediligeranno agli eccessi il benessere fisico e quello dell'anima. E la Costiera Amalfitana nel suo essere Costiera Amalfitana, con le sue peculiarità, con il suo polmone verde e perfino con la sua aspra morfologia che la rende, con i suoi sentieri, una sorta d'immensa palestra a cielo aperto, con le sue segrete oasi di pace, con la sua cucina mediterranea, con le sue piccole spiagge, col suo tessuto culturale, e col suo enorme potenziale per una stagionalità prolungata e non concentrata nei pochi mesi estivi, potrebbe presentarsi all'appuntamento col futuro con tutte le carte in regola se solo abbracciasse una visione che ne corregga le attuali carenze e non una che la stravolga continuando ad ignorarle.
Non è sbagliato pensare in grande, così come sembrano ben fare i nostri politici e amministratori, ma stupisce che lo sforzo venga indirizzato verso opere che rischiano di snaturare l'identità di un territorio e la sua singolarità, qualità che da semplice luogo di villeggiatura l'hanno portato ad essere un marchio che tutti ci invidiano. E stupisce che tali mastodontici progetti non diano invece la priorità alla tutela dei luoghi e al benessere dei loro abitanti, una priorità che ne amplierebbe gli orizzonti sia fisici che culturali dando un notevole contributo alla crescita di entrambi.
Ben vengano progetti tesi al miglioramento nel rispetto del territorio, e ben venga la capacità di comprendere in tempo i cambi di direzione che il futuro assume a volte. Un anno e mezzo fa ci sembrava impossibile che il mondo potesse fermarsi e invece è successo, il futuro immaginato ha subito una sterzata repentina e imprevedibile, e ciò che verrà dopo probabilmente sarà una sorta di punto e accapo e "vincerà" chi sarà capace di farsi trovare pronto nell'intuirne le nuove variabili. Perseverare dunque nel credere che ciò che valeva prima varrà anche in futuro potrebbe rivelarsi la scelta peggiore.
La Natura ci insegna che il destino di una specie dipende dalla sua capacità di capire e adattarsi ai cambiamenti, e questo vale anche per le imprese e di conseguenza anche per quella turistica, così come i grandi uomini si distinguono per le grandi idee ma anche per la capacità di riconoscere i propri errori e correggerli in tempo. Resta da chiedersi dunque quale destino, quale visione i nostri politici e le nostre amministrazioni abbiano in serbo per il futuro della Costiera Amalfitana, se sia quello che ne enfatizzi ulteriormente la Bellezza e ne riduca finalmente la fragilità, condizioni essenziali per la sua sopravvivenza, o se invece la appiattisca tristemente in uno che la renda uno dei tanti luna-park, col medesimo carico di malinconia nel momento in cui si spengono le luci, lasciando come unica prospettiva quella di continuare a pensare che il futuro sia Futuro altrove.
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