Tu sei qui: Economia e TurismoAmazon o “negozi sotto casa”?
Inserito da (Admin), lunedì 14 dicembre 2020 12:48:04
di Vincenzo Villani [Tempo di lettura: 2 minuti e 45 secondi]
Le festività natalizie sono alle porte e con esse anche la corsa all'acquisto dei regali di Natale. Tuttavia, complice l'emergenza sanitaria che stiamo ormai vivendo da diversi mesi, sono sempre crescenti gli italiani che preferiscono fare acquisti online e ricevere i prodotti comodamente presso la propria abitazione.
In questo scenario la piattaforma maggiormente utilizzata è indubbiamente Amazon, oggetto di un vero e proprio boicottaggio che in Italia è stato originato da una parte della nostra politica oltreché da diverse associazioni di categoria: basti pensare al celeberrimo sondaggio lanciato sui social network Facebook e Twitter dal segretario Matteo Salvini ("i regali li compro sotto casa, piuttosto che con un clic"), oppure al Codacons che declama misure volte a limitare lo strapotere dei colossi del web.
Resta pacificamente vero che Amazon abbia una strategia fiscale di tutto rispetto, considerata la sua complessa articolazione. Infatti l'azienda accumula ragguardevoli crediti fiscali (es. perdite deducibili ovvero crediti dovuti ad investimenti) i quali, uniti ad una permissiva legislazione statunitense e ai vuoti normativi della legislazione europea, le consentono di avere un'aliquota fiscale particolarmente bassa.
Ciononostante, è davvero giusto boicottare Amazon? Oppure è molto più facile ottenere consensi, sovente politici, gettando fango su una multinazionale piuttosto che esplicare a chi non è pratico del settore che l'azienda di Jeff Bezos possa essere un'opportunità anche per le PMI?
Amazon ha permesso a tante aziende italiane di avere accesso al commercio digitale, anche e soprattutto durante il lockdown: per l'esattezza, le PMI italiane che collocano prodotti su Amazon sono circa 14.000 e l'export italiano sul portale ha registrato vendite superiori a 500 milioni di € (fonte: Linkiesta). Inoltre, Amazon prevede in Italia la creazione di 1.600 posti di lavoro con contratti a tempo indeterminato, aumentando il numero totale dei dipendenti a 8.500 (fonte: Repubblica). Dati che fanno pensare ad un alleato anziché un competitor.
Ciò premesso, resta doveroso ritornare sul succitato interrogativo: è giusto boicottare Amazon favorendo i "negozi sotto casa"?
Per quanto lo scrivente sia fortemente propenso all'e-commerce, il consumatore deve essere sempre libero di scegliere se acquistare online oppure in un negozio fisico. Si consideri infatti che diversi fattori, come la scarsa fiducia nei confronti delle forme di pagamento online, oppure il prediligere i consigli del negoziante di fiducia, restano ragguardevolmente diffusi soprattutto nei target di età più avanzata i quali - per la maggiore - non dispongono di una sufficiente dimestichezza informatica. Tuttavia, prima di acquistare un prodotto in un negozio fisico, potrebbe essere buona prassi verificare il prezzo proposto dai rivenditori online, non solo e banalmente per effettuare l'acquisto al prezzo più conveniente.
Ciò, infine, apre le porte ad un forte appello da effettuare alle imprese: il cambiamento delle abitudini d'acquisto è ormai inarrestabile, creandosi uno scenario ricco di impulsi innovativi in cui risulta di vitale importanza adeguarsi al progresso tecnologico. È necessario fondere la dimensione digitale ed il mondo fisico sicché da sfruttare i punti di forza già presenti all'interno dell'azienda per beneficiare di un nuovo vantaggio competitivo.
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