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Positano e la Costa d'Amalfi come Roma e le città d'arte: il turismo mordi e fuggi sta distruggendo il nostro Bel Paese

partendo da un interessante spunto dato da un articolo di Lorenzo De Cicco per "il Messaggero" Carlo Cinque interviene su sviluppo e turismo sostenibile con una lettera aperta alle future generazioni

Inserito da (admin), martedì 2 luglio 2019 18:28:21

Prendendo spunto e condividendo un articolo sulla metamorfosi turistica di Roma Capitale (a firma di Lorenzo De Cicco per "il Messaggero"), l'imprenditore Carlo Cinque lancia una provocazione sui social network che suona come un monito, un avvertimento per i nostri giovani e per le future generazioni.

Positano come Roma, la Costiera Amalfitana come Venezia e le città d'arte. La mutazione di quelle che un tempo erano le capitali del turismo d'èlite, il salotto buono del nostro Belpaese, oggi ridotte ad agglomerati di pizzerie al taglio e affittacamere, ostaggio dell'abusivismo e delle movida senza regole.

Una fotografia impietosa a cui attinge Carlo Cinque per pubblicare, ieri 1 luglio 2019, una sua analisi che riportiamo integralmente:

PERCHE'?

Come potete vedere, da quest'articolo de "Il Messaggero", e da tanti altri dello stesso tenore, l'avanzata dell'escursionismo mordi e fuggi di bassa qualità e che fa crollare il turismo di alta qualità è un fenomeno diffuso e esteso anche alle nostre città d'arte italiane.
Negli ultimi anni, l'Italia è stata presa d'assalto, è stata investita da un'onda di tsunami escursionistico, che per l'appunto come un'onda passerà e lascerà dietro di sé solo macerie. Per usare un linguaggio semplice, questo significa che appena il mare si sarà calmato e i flussi escursionistici si saranno normalizzati, ci saranno un sacco di camere e tavoli vuoti in quelle strutture che hanno favorito questo escursionismo di bassa qualità. Perché il turismo di fascia alta, viaggia apprezza e torna, l'escursionismo di fascia bassa invade, insozza e poi si scorda.
Noi di Positano e della Costiera, abbiamo un vantaggio rispetto a Roma, Venezia e altre città interessate da questo fenomeno negativo, il nostro vantaggio è che siamo piccoli e di conseguenza abbiamo bisogno di piccoli numeri per campare.
Non abbiamo alberghi di 450 camere, i più grandi contano una sessantina di camere, per cui siamo nella situazione, favorevole, di rendere redditive le nostre strutture con un numero di clienti non troppo elevato, siamo nella condizione di poterci scegliere la tipologia di clienti che preferiremmo avere, perché allora non lo stiamo facendo? forse perché siamo pigri mentalmente? e non vogliamo impegnarci nell'attività mentale della scelta della clientela? forse perché è più facile aprire le porte e far entrare nelle nostre strutture il primo che bussa?
Chi adotterebbe una politica simile in casa propria? spero di non sbagliarmi dicendo: nessuno. Allora perché lo facciamo con i nostri alberghi, le nostre case vacanze, i nostri B & B, non sono forse anch'essi nostre case? non ci passiamo dentro la maggior parte delle nostre giornate lavorative?
Il successo di una struttura non si misura solo dal numero finale di una addizione che si porta a casa a fine anno, ci sono altre soddisfazioni ben maggiori, come il fatto di avere una clientela educata, elegante e affezionata che ritorna di anno in anno e che non ci fa venire il mal di testa a doverne cercare sempre di nuova. Una clientela fidelizzata che non ci costringe a dover ricorrere necessariamente a pagare commissioni esagerate, quasi a strozzo, per poter riempire tutti i periodi disponibili.
Una clientela che parte commossa dalla nostra accoglienza, che ci saluta con le lacrime agli occhi, che da casa ci scrive ringraziandoci del bellissimo soggiorno che gli abbiamo confezionato su misura, che parla ai familiari, agli amici e gli consiglia di venirci a farci visita, che ci scrive non solo belle ma anche appassionate recensioni sui social, che ricorda tutti gli anni in cui è venuta nelle nostre case. Ritorniamo a chiamare "case" le nostre strutture, perché tali esse erano e noi eravamo gli anfitrioni e tali dovremmo tutti ritornare a essere.
Piccolo è bello, è una dimensione più facilmente gestibile, gentile, discreta, sobria, elegante, silenziosa, bella, sexy, è una dimensione più umana, perché ci ostiniamo a volerla disumanizzare per forza, perché vogliamo buttare via tutto quello che di bello abbiamo costruito finora? Tutto ciò soltanto per un freddo numero?
Alla fine questo numero non ci cambia la vita in meglio, mentre le belle cose e i valori che stiamo perdendo ci stanno facendo crollare il misuratore della felicita, della tranquillità, della gioia di vivere in un paese a misura d'uomo, dove i nostri bambini erano liberi di scorrazzare da soli nelle piazze, di giocare tra di loro con la sicurezza di essere "guardati" da qualsiasi positanese che incontrassero.
Se volessimo pagarli questi valori, quanto varrebbero? la verità è che non avrebbero prezzo. Perché allora li stiamo gettando alle ortiche come se non valessero nulla? quante domande, interrogativi a cui è difficile rispondere.
Io una risposta, seppur sicuramente parziale, ce l'ho ed è la seguente: oggi è in atto una frattura cruenta e profonda tra le vecchie e le nuove generazioni, per carità non spaventatevi, non sono uno di quelli che dice che tutto quello che si faceva prima era tutto buono e quello che si fa oggi tutto sbagliato. Spesso è vero il contrario.
A riprova di ciò la facile considerazione che nel passato si sono fatti tanti errori che le nuove generazioni dovranno correggere, a iniziare con tante scelte scellerate per l'ambiente e per finire con l'accaparramento delle risorse per condurre un'esistenza migliore iscrivendola a debito per le generazioni future.
Cari giovani, avete ragione a essere incazzati con noi che vi abbiamo preceduto, abbiamo sbagliato tanto e lo sappiamo, tuttavia non fate l'errore di demonizzare tutto, buttando via anche le tante cose buone che sono state fatte. Forse quelle cose che abbiamo fatte non le si è fatte con una laurea o con un master alle spalle, né sulle fondamenta di una solida cultura di base, ma molto spesso con la semplicità, onestà e generosità di un grande buon senso e senso civico e rapportandisi alle conoscenze di cui si disponeva.
Voi giovani che avete la fortuna di poter accedere a studi che una volta erano inaccessibili, che avete facilità nel viaggiare e conoscere culture diverse, fatelo, non fatevi sfuggire queste occasioni e dimostrate la vostra superiorità sul campo, dimostrate di saper fare scelte migliori dei vostri predecessori, mettete la rabbia da parte, perché anche voi nelle nostre stesse condizioni, forse, avreste fatto altrettanto, purtroppo, o per fortuna, le conoscenze erano quelle e con quella benzina bisognava alimentare i pistoni che davano la spinta propulsiva al proprio cervello.
Noi non cerchiamo altro che voi ci superiate, che sappiate dimostrare di essere migliori di noi. Per le vecchie generazioni, e tutte primo o poi lo saranno, sapere che le nuove partono da un gradino più alto di loro rappresenta un traguardo, significa avere la sicurezza, la consapevolezza di essersi affidati in buone mani per il futuro, è la gioia più assoluta e sincera che possa esistere.
Noi siamo riusciti ad arrivare fino a questo punto, stante la qualità della nostra materia grigia e la forza delle nostre braccia e gambe, ora vi consegniamo il testimone e saremmo felici di vederlo proseguire il cammino in maniera più veloce, agile e sicura di prima.
Dateci dentro perché facciamo il tifo per voi.....che siete un po' anche noi......ma questo no, è meglio che questo non ve lo diciamo....altrimenti vi incazzate e saranno nuovamente guai......sappiate solo che, malgrado tutte le nostre manchevolezze, vi abbiamo voluto e vi vogliamo un bene dell'anima e perché in questa società difficile da vivere voi siete i nostri eroi.

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