Tu sei qui: PoliticaPositano, prosciolto il consigliere Vito Mascolo: il commento del Sindaco Guida
Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), venerdì 2 febbraio 2024 08:40:40
Il consigliere di minoranza del Comune di Positano, Vito Mascolo, è stato prosciolto dall'accusa di diffamazione a seguito di un post pubblicato su Facebook, ritenuto "diffamatorio" dalla Giunta comunale. Nel post, Mascolo denunciava l'overtourism e l'invivibilità causata da esso, sottolineando la mancanza di spazi pubblici e l'emergenza sanitaria.
La denuncia era scaturita da un passaggio specifico della lettera aperta, in cui il consigliere criticava le azioni della Giunta: «Dicevano libertà, ma intendevano chiudere entrambi gli occhi su concessioni, parcheggi selvaggi, abusi edilizi. Questo è stato il loro mantra, ovviamente declinato di volta in volta a seconda del richiedente. Sei un mio sostenitore? Libertà concessa! Non sei un mio sostenitore? Mi dispiace, bisogna rispettare le regole ...ma se alle prossime elezioni mi voterai, potremmo aiutarti!».
Dopo un lungo periodo di attesa, Mascolo ha tirato un sospiro di sollievo: la sentenza ha stabilito infatti stabilito che la lettera rientrava nell'esercizio del diritto di critica politica.
«Per un post critico nei confronti dell'Alba della Libertà, il Sindaco ha riunito la Giunta per chiedere l'autorizzazione a querelarmi a nome e per conto del Comune di Positano, quindi il Comune di Positano ha nominato un avvocato (pagato con i soldi dei cittadini) e mi ha querelato, io ho nominato un avvocato, almeno un ispettore e due giudici (sempre pagati con i nostri soldi) hanno dedicato il loro tempo al mio caso, quasi un anno dopo l'inizio di questa storia vengo prosciolto».
Ora, Mascolo ha esortato gli amministratori a considerare le critiche per risolvere i problemi anziché querelare chi le solleva: «Quando ricevete delle critiche, riunite la Giunta per analizzare e risolvere i problemi che vengono esposti, non per querelare chi vi fa notare che qualcosa deve essere migliorato. E se proprio volete querelare qualcuno, magari fatelo a nome vostro e con i vostri soldi».
Tuttavia, il sindaco Giuseppe Guida non è d'accordo e sui social ha pubblicato un lungo messaggio per dire la sua sulla situazione:
«Prendo atto del provvedimento dell'autorità giudiziaria emesso a seguito della querela nei confronti del consigliere Mascolo. A quanto pare due magistrati sulla medesima vicenda hanno espresso pareri discordati riguardo alla responsabilità penale, il primo (P.M.) organo inquirente ha chiesto l'affermazione della responsabilità dell'indagato attraverso l'emissione del decreto penale di condanna, il secondo (GIP) si è espresso diversamente ritenendo sussistente la scriminante del diritto di critica. A questo punto lascio ad ognuno di voi valutare quale sia il confine tra la critica politica e le offese gravi, lesive della reputazione e dell'onorabilità delle nostre persone, di tutti i concittadini che ripongono fiducia nel nostro operato, e in generale verso la città di Positano. A mio avviso, messaggi diffamatori di questo genere c'entrano ben poco con il diritto di critica e non possono passare inosservati. Positano non è una città corrotta e ne tantomeno esiste un sistema di voto di scambio e di clientelismo così come chiaramente affermato e rappresentato dal consigliere Mascolo senza alcuna prova di verità».
Il primo cittadino ha sottolineato che «non un centesimo di soldi comunali è stato speso per la predisposizione e la presentazione della querela. Nessun incarico è stato affidato ad avvocati così come si evince d'altronde dal testo stesso della delibera».
La replica di Mascolo non si è atta attendere: «È inutile commentare le sentenze. Delle sentenze si prende atto. Altrimenti, nei casi consentiti dalla legge, si fa ricorso. Secondo il GIP ho esercitato il mio diritto di critica politica e continuerò a farlo quando e nei modi che riterrò opportuni. Mi ha querelato, le è andata male. Per quel che riguarda l'utilizzo di soldi pubblici, le faccio notare che se non ne sono stati spesi per il mio caso è solo perché il giudice non ha chiesto il rinvio a giudizio, altrimenti ci sarebbe stato un processo per il quale il Comune avrebbe dovuto nominare un avvocato e pagarlo».
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