Tu sei qui: PoliticaLe reazioni al nuovo Dpcm. De Luca lo ritiene «ambiguo» e il centrodestra attacca: «Noi mai coinvolti». I sindaci: «Scaricabarile»
Inserito da (Maria Abate), lunedì 19 ottobre 2020 09:44:33
Ha scatenato molte reazioni il nuovo Dpcm firmato dal premier Conte ieri, 18 ottobre, sulle misure per il contrasto e il contenimento dell'emergenza Covid-19.
Ancora prima che Conte parlasse in tv, il governatore della Campania Vincenzo De Luca, ospite da Fabio Fazio su Rai 3, aveva aspramente criticato la bozza del Dpcm, in cui riscontrava: «elementi di grande ambiguità e cose a metà».
Infatti, ha detto in collegamento con "Che Tempo che Fa",«l'asporto di cibo e bevande si intende esteso fino alle 24, purché non consumato nelle adiacenze, ma chi misura le adiacenze?». E poi aggiunge, in riferimento alle critiche del premier sulla sua decisione di sospendere la didattica in presenza: «Hanno previsto di fare le cose che facciamo qui. Il Dpcm prevede la didattica a distanza: noi non abbiamo chiuso, ma abbiamo deciso di usare la Dad per due settimane, in presenza di una situazione pericolosissima».
Dopo l'annuncio delle misure in tv, il centrodestra, con una nota congiunta firmata da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, attacca Palazzo Chigi: «Non ci hanno coinvolti nella stesura del Dpcm. Una telefonata a pochi minuti dalla conferenza stampa non è "collaborazione". [...] Il centrodestra ripete con forza che sono necessarie oggi più che mai chiarezza e concretezza [...]. Nulla si è fatto per migliorare gli ospedali, per potenziare i trasporti pubblici, per aiutare gli anziani e i disabili, per sostenere le famiglie e le imprese in difficoltà».
Ma è scontro anche con i sindaci, a cominciare dal primo cittadino di Bari e presidente dell'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Antonio Decaro: «Le norme sul coprifuoco sono scaricabarile sui Comuni».
«I sindaci potranno chiudere vie o piazze dove si possono creare assembramenti», aveva detto infatti Conte in diretta tv. Nella versione definitiva del Dpcm, però, il riferimento ai primi cittadini è saltato: «Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private».
«Ci saranno le forze dell'ordine a controllare le aree pubbliche in cui sarà vietato l'ingresso e a riconoscere residenti e avventori dei locali? I cittadini non si sposteranno da una piazza a un'altra?», si chiede l'Anci, per poi chiosare: «Nei momenti difficili, le istituzioni si assumono le responsabilità, non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare. I sindaci sono abituati ad assumersi le loro responsabilità. Vorremmo che tutte le istituzioni facessero lo stesso».
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