Tu sei qui: PoliticaIsraele, non si fermano proteste contro governo Netanyahu
Inserito da (Redazione Nazionale), sabato 25 marzo 2023 21:34:39
Non si fermano le proteste in Israele per la riforma (siamo giunti alla 12ma settimana di proteste) contro il governo guidato da Benyamin Netanyahu sulla tanto discussa riforma della giustizia e, le prime crepe, arrivano anche dal cosiddetto 'fronte interno', ovvero all'interno dello stesso esecutivo israeliano.
A rompere gli indugi è il ministro della Difesa che denuncia il rischio di un: 'Pericolo immediato per la sicurezza'.
Oggi, ancora 250mila di nuovo in piazza, secondo i media - il ministro della Difesa Yoav Gallant, una delle figure chiave del Likud, ha chiesto di fermare l'iter della legge alla Knesset almeno fino al 26 aprile, il giorno dell'Indipendenza.
"Occorre ritrovare l'unità nazionale. Già adesso - ha detto Gallant che da giorni aveva espresso le sue preoccupazioni sulla situazione a Netanyahu - esiste un pericolo chiaro, immediato e concreto alla nostra sicurezza nazionale".
Dopo essersi dichiarato disposto a pagare un "prezzo personale" per la sua posizione, Gallant ha domandato che il blocco della legge sia accompagnato da quello delle manifestazioni e dall'inizio di "un dialogo di riconciliazione fra le parti". "Gli eventi in corso nella società israeliana - ha denunciato Gallant sotto la cui casa oggi hanno protestato in circa mille persone - coinvolgono anche le forze armate. Da ogni parte giungono sentimenti di collera, di dolore e di massima delusione di un'intensità che non avevo mai visto prima. Constato come la fonte della nostra forza si sta erodendo. In quanto ministro della Difesa di Israele, io dico nel modo più chiaro che le lacerazioni che si stanno verificando nella nostra società stanno penetrando anche nell'esercito e nelle altre istituzioni di sicurezza". Una convinzione maturata dopo il malessere diffuso in seno all'esercito per le ricadute della riforma e per gli annunci dei riservisti di non volersi presentare al richiamo in servizio in nome della 'disobbedienza civile' contro la legge.
Ma Gallant non è il solo ad aver rotto l'argine. Anche il ministro dell'Agricoltura Avi Dichter ha chiesto al premier di fermare la legge per lo meno fino al giorno dell'Indipendenza.
"Non c'è altro modo", ha detto Dichter, ex capo dello Shin Bet (la Sicurezza interna di Israele) ed uno dei maggiori dirigenti del Likud. Sulla stessa posizione anche Yuli Edelstein, altro autorevole esponente del partito di Netanyahu ed ex presidente della Knesset.
Che cosa farà adesso Benyamin Netanyahu?
Fonte foto: Flickr.com e Foto diEduardo CastrodaPixabay
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