Tu sei qui: PoliticaConte dice no al Mes, l'Ue si prende due settimane per una nuova strategia anti-crisi economica
Inserito da (Maria Abate), venerdì 27 marzo 2020 10:50:48
Dopo un vertice di oltre sei ore tra i 27 leader della Ue, ieri sera, 26 marzo, il premier Giuseppe Conte ha dichiarato che non avrebbe firmato e che avrebbe dato 10 giorni di tempo all'Eurogruppo per trovare una soluzione adeguata.
E così, la teleconferenza si è conclusa con l'accordo per rimandare ancora la decisione definitiva di due settimane per mettere a punto la nuova strategia anti-crisi economica.
L'Italia insiste da tempo per l'attivazione degli eurobond, o coronabond, bloccati soprattutto per il no della Germania.
Se si pensa di usare gli strumenti del passato, con aiuti indirizzati ai singoli Stati, ha detto Conte, "non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l'Italia non ne ha bisogno".
Nessuno, insomma, si è spostato dalle posizioni che aveva entrando nella sala virtuale del primo vertice di primavera in videoconferenza della storia.
"Ho spiegato che noi preferiamo il Mes come strumento, che è stato fatto per le crisi", ha ammesso la cancelliera Angela Merkel al termine del vertice, ribadendo la posizione tedesca sui coronabond. Con la Germania sono schierate l'Austria ("Respingiamo una mutualizzazione generalizzata dei debiti", ha detto il cancelliere Sebastian Kurz), la Finlandia e l'Olanda.
Ai rigoristi del Nord che non si fidano del modo di gestire i conti pubblici del Sud, Conte ha detto: "Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne", specificando che l'Italia "ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l'abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato".
Con l'Italia ci sono Francia, Spagna, Irlanda, Belgio, Grecia, Portogallo, Lussemburgo e Slovenia, firmatari con Conte della lettera sui Coronabond.
Nel frattempo, Christine Lagarde ha avviato il nuovo programma di acquisto di titoli da 750 miliardi di euro per l'emergenza pandemica, il Pepp, facendo saltare il limite del 33% agli acquisiti di debito di ciascun Paese.
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