Tu sei qui: PoliticaCentenario istituzione Stella al Merito del Lavoro, Mattarella: "No al lavoro come merce"
Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 5 dicembre 2023 21:21:46
di Norman di Lieto
Gli scenari del lavoro, cambiano sempre di più e all'interno del mondo occupazionale convivono realtà professionali anche agli antipodi: è quanto emerge dalle dichiarazioni del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione al Palazzo del Quirinale, del centenario della istituzione della ''Stella al Merito del Lavoro''e di consegna delle Stelle al Merito del Lavoro per l'anno 2023.
Nel Salone dei Corazzieri sono intervenuti il presidente della Federazione Nazionale Maestri del Lavoro, Elio Giovati e il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone e hanno portato le loro testimonianze lo studente Fratus Gabriel, dell'Istituto di Istruzione superiore Luigi Einaudi di Chiari (BS) e la studentessa Anita De Meo dell'Istituto Jacopo della Quercia di Bologna.
Il Presidente Mattarella, coadiuvato dal ministro Calderone, ha quindi consegnato le Stelle al Merito del Lavoro ''alla memoria'' di Mariano Bruno Guidorizzi, di Matteo Zenatello, di Paolo Franco e di Pasquale D'Ettorre.
Durante il suo discorso il presidente Mattarella ha tenuto a sottolineare come:
''Oggi registriamo una frammentazione del lavoro, pur in quadro in cui gli indicatori occupazionali mostrano segni complessivamente positivi. Da un lato l'occupazione stabile, il lavoro professionale qualificato, i settori di avanguardia, l'organizzazione aziendale attenta alla qualità.Dall'altro inoccupazione, bassi salari, precarietà, caporalato, ritardo nell'ingresso dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro, squilibri di salario a parità di lavoro''.
Poi ha sottolineato il tema della contrattazione sindacale, tornata di grande attualità con la maggioranza che la definisce centrale per la definizione del salario dei lavoratori e con l'opposizione che la considera sì fondamentale, ma solo se affiancata all'introduzione del salario minimo.
Proprio su questo tema, quella della contrattazione nazionale tra le parti sociali si è soffermato Mattarella:
''Tra queste polarità resiste il lavoro più tradizionale, quello che ancora costituisce il principale pilastro delle relazioni sindacali e che tiene in vita l'impalcatura della contrattazione collettiva. Ma le trasformazioni incalzano e gli equilibri sono sempre da ridefinire per dare attuazione piena al dettato costituzionale''.
E ancora:
''Quando la Costituzione parla di Repubblica fondata sul lavoro non propone il concetto del lavoro come merce, quanto quello di 'persona che lavora', come protagonista e, in quanto cittadino, soggetto di diritti e doveri. E' la persona che lavora a rappresentare il nesso con il progresso e la crescita della qualità della vita''.
E davanti alle grandi sfide del futuro, dichiara:
''Abbiamo bisogno di speranza e di fiducia nel domani. Essere protagonisti, non farci vincere dalla paura del nuovo, dall'incertezza dei cambiamenti. Guidare i processi: questa è la sfida''.
Poi, la sottolineatura su come il lavoro sia stato centrale nello sviluppo del nostro Paese, protagonista assoluto della crescita generalizzata:
"E' stato anzitutto il lavoro a far maturare e crescere l'Italia in questo oltre secolo e mezzo. E' stato motore di avanzamento sul piano sociale, civile, economico, culturale.
Il lavoro è stato propulsore e avanguardia del progresso: lo è stato nell'emancipazione da condizioni individuali di subalternità, anche attraverso l'opera delle organizzazioni dei lavoratori.
Nell'espansione dei diritti e nell'affermazione del loro carattere universale. Nella costruzione di un modello sociale, e di welfare, capace di garantire più alti livelli di sostegno e assistenza a chi si trova nel bisogno.
Nel potenziamento dell'istruzione, nel rafforzamento delle norme sulla sicurezza sociale e delle condizioni di lavoro''.
Poi la centralità della Costituzione e di come i costituenti abbiano dato un valore fondante al lavoro:
"I costituenti hanno deciso di indicare nel lavoro il fondamento della Repubblica nata dalla Resistenza e dalla Liberazione. Una scelta generativa, per dirla con un'espressione efficace e moderna, per piantare solide radici nella società. Una Costituzione pluralista -scriveva Giorgio La Pira prima ancora del voto finale sulla Carta, settantacinque anni fa- a differenza di una Costituzione di tipo statalista o individualista, può edificare il proprio ordinamento soltanto sul lavoro e sulla dignità del lavoro per tutti''.
E poi ha sottolineato, Mattarella, l'importanza dell'articolo 4 della Costituzione:
"Il lavoro è, difatti, condizione centrale di un pieno sviluppo della personalità umana. E', quindi, anche veicolo di libertà. Nel contribuire alla crescita della comunità si esprime una parte incomprimibile di noi stessi.
E l'articolo 4 lega il diritto al dovere: ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. A questa etica del lavoro la nostra democrazia resta legata, pur se il lavoro cambia continuamente, sospinto dalle nuove tecnologie, dalle sempre diverse dimensioni dei mercati, da mutamenti che incidono anche sui modelli sociali. Forse mai come questi ultimi decenni si sono prodotti cambiamenti così profondi, veloci e di così grande impatto persino sulle aspettative personali e sui progetti di vita", ha affermato Mattarella.
Quello che non deve spaventare sono i grandi cambiamenti che la società sta portando anche sul piano del lavoro:
''Forse mai come questi ultimi decenni si sono prodotti cambiamenti così profondi, veloci e di così grande impatto persino sulle aspettative personali e sui progetti di vita.
Eppure nulla muta il carattere del lavoro, espressione della creatività umana e misura del contributo di ciascuno alla vita della comunità. L'accelerazione tecnologica porta con sé una ambivalenza sociale, la necessità di scelte e di responsabilità. Non si può sfuggire alla sfida, non si può certo perdere l'occasione di un balzo in avanti. Occorre però governare lo sviluppo con intelligenza e lucidità di visione per cogliere le opportunità di maggior benessere per la comunità e ridurre i rischi di fratture sociale, di emarginazioni, di desertificazioni di alcuni territori''.
Sergio Mattarella in questa celebrazione di oggi è riuscito a tenere insieme l'importanza del lavoro, legandola al dettato costituzionale, rendendo centrali gli articoli 1 e 4.
Sembra che nel nostro Paese si siano smarriti entrambi, su tutti, forse è proprio l'articolo 4 ad aver abbandonato i suoi cittadini al proprio destino, troncando sul nascere le aspettative di chi avrebbe voluto concorrere al progresso materiale e spirituale della società.
Un cittadino ha perso, ma ha perso tutto lo Stato quando l'articolo 4 non entra davvero nelle vite delle persone.
Il tema poi, della contrattazione nazionale e dei salari bassi, facendo una distinzione tra chi ha tutto, e chi poco o nulla: quello che scrivevo sulla contrattazione di secondo livello in aziende come Luxottica e Lamborghini o della stessa Intesa, che possono vantare salari alti e meno ore lavorate, contro chi invece, dall'altra parte della barricata oltre alla precarietà dell'impiego aggiunge anche quello del salario.
C'è da dire che gli ultimi anni hanno fatto vedere un'accelerazione nei cambiamenti dirompenti: d'accordo non spaventarsi, ma saremmo tutti più tranquilli se la nostra classe dirigente fosse in grado di saper tenere saldamente la barra di comando.
Non ci piace l'idea di veder suonare l'orchestra sul Titanic, nonostante tutto.
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