Tu sei qui: Economia e TurismoTassa soggiorno, nel 2023 un tesoretto da 700 milioni
Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 16 gennaio 2024 18:20:55
La tassa di soggiorno da sempre amata - odiata: amata dalle amministrazioni locali che grazie a questa entrata aggiuntiva hanno potuto rianimare casse comunali - troppo spesso esangui o in difficoltà - ma è anche, come tutte le tasse, odiata: da chi, cittadino/turista la deve pagare ogni volta.
Per capire il destino della tassa di soggiorno, l'Osservatorio nazionale di Jfc ha eleborato un report, in occasione delle audizioni sulla revisione dell'imposta dinanzi alla Sesta Commissione Finanze del Senato presieduta dal leghista Massimo Garavaglia (ministro del Turismo nella passata legislazione) di Associazione italiana Confindustria alberghi; Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori; Anci; Upi; Airbnb; Federalberghi; Consorzio Netcomm ed altri.
Massimo Feruzzi, responsabile dell'Osservatorio nazionale di Jfc, snocciola i numeri (di tutto rispetto):
"Il 2023 ha portato nelle casse dei Comuni italiani un consistente tesoro grazie agli incassi derivanti dall'imposta di soggiorno: incassi ben superiori alle già positive previsioni di inizio anno, quando si preannunciava un incasso pari a 678 milioni di euro. Infatti nell'anno appena terminato si sono raggiunti i 702 milioni, con un dato in crescita del +13,4% rispetto all'anno precedente e +12,8% rispetto all'anno pre-pandemia, vale a dire il 2019.
A dicembre 2023 erano complessivamente 1.013 i Comuni nei quali i turisti si trovano pagare l'imposta di soggiorno, oltre agli ambiti provinciali di Trento e Bolzano. Di questi, ben il 36,8% - oltre 258 milioni - è stato incassato dai Comuni delle regioni dell'Italia centrale, vale a dire Lazio, Toscana, Marche ed Umbria; il 27,9% dalle regioni dell'Italia nord orientale (Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) con un incasso complessivo di circa 196 milioni, mentre l'Italia nord occidentale (Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia e Liguria) ha raccolto poco più di 126 milioni, quindi il 18% del totale nazionale; l'Italia meridionale (Puglia, Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicata, Molise) l'11,1%, pari a circa 78 milioni, e infine le due isole (Sardegna e Sicilia) una quota del 6,2% sul totale nazionale, pari a 43 milioni circa.
Ma la tassa di soggiorno va bene così com'è strutturata oggi o andrebbe rivista?
Secondo Barbara Casillo, direttrice generale dell'Associazione Italiana Confindustria Alberghi:
"È assolutamente necessario un riordino della materia. L'imposta di soggiorno è un elemento che sicuramente incide sulla capacità competitiva delle nostre imprese nel quadro internazionale del turismo e quindi è una variabile che dobbiamo andare a controllare".
Sul tema è intervenuto anche il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara secondo cui i principi cardine del processo di revisione devono essere:
"La trasparenza (ogni Comune deve dar conto di quanto incassa, di come spende tali risorse e dei risultati delle misure adottate), la neutralità (l'imposta deve essere applicata in tutti gli alloggi turistici, dal grande albergo al piccolo appartamento), la ragionevolezza (confermando il tetto massimo di 5 euro per persona, che già oggi costituisce una sovrattassa cospicua, mediamente pari a circa l'8% del prezzo) e il coinvolgimento (le decisioni concernenti l'istituzione della tassa e la destinazione del gettito devono essere prese con la partecipazione degli operatori.
L'audizione si è tenuta oggi in commissione Finanze del Senato e che ha visto anche la presenza di Airbnb che proprio in Italia, con i suoi host, era scivolata sulla 'cedolare secca' pagando una multa salata,poi regolarmente pagata grazie ad un accordo raggiunto dalla stessa Airbnb col fisco italiano.
Valentina Reino, responsabile Politiche Pubbliche e Relazioni istituzionali Airbnb Italia ha spiegato come solo nel 2022 la piattaforma abbia raccolto e riversato 46 milioni e 400mila euro di imposta di soggiorno in Italia sottolineando altresì la difficoltà della normativa nel nostro Paese, piuttosto 'elaborata' e, spesso, frammentata:
"Airbnb ha sviluppato negli anni numerose iniziative in tutta Europa per supportare le istituzioni dei vari Paesi nella raccolta e nel riversamento delle imposte di soggiorno. Già nel 2021 avevamo raccolto e versato oltre 315 milioni di euro in imposta di soggiorno in vari Paesi europei. Per quanto riguarda l'Italia, ad oggi, tramite accordi volontari con le amministrazioni comunali, applichiamo la raccolta e il riversamento automatico dell'imposta in 24 città, tra cui Roma, Firenze, Milano e Napoli.
Nonostante i nostri sforzi, a causa dell'elevata frammentazione normativa e delle diverse tariffe, definizioni e esenzioni applicate da ciascuna amministrazione locale - peraltro soggette a modifiche frequenti - risulta spesso complesso e oneroso, riuscire a raccogliere e riversare l'imposta di soggiorno per tutti i comuni italiani" continua.
Secondo Airbnbsi potrebbe seguire l'esempio virtuoso di altri Paesi Europei, tra cui la Francia che prevede un coordinamento generale dello Stato sul tema dell'imposta di soggiorno e un'armonizzazione in termini di esenzioni e tariffe sull'intero territorio nazionale".
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