Tu sei qui: CronacaPenisola sorrentina, maxi operazione contro i datterari: 18 arresti. Uno di essi aggredisce militare
Inserito da (Maria Abate), giovedì 29 luglio 2021 14:45:41
Ieri, 28 luglio, la Procura di Torre Annunziata, in sinergia con la Capitaneria di Porto, ha portato a termine la vasta operazione contro i datterari che ha visto 3 anni di indagini, appostamenti, intercettazioni, sequestri ai danni di un'organizzazione criminale di Castellammare di Stabia, che per decenni ha devastato i fondali della penisola sorrentina e della costiera amalfitana per prelevare il dattero di mare.
Si tratta di un mollusco che cresce nella roccia e del quale è vietato il prelievo proprio per evitare danni irreparabili, come la desertificazione dei fondali, venduto al mercato nero anche a 100 euro al chilo per un giro di affari quantificato in circa 100mila euro al mese.
La Guardia Costiera - Capitaneria di Porto, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura della Repubblica, ha proceduto in mattinata all'arresto di 18 persone, delle quali 7 destinatarie della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere e 11 poste agli arresti domiciliari. Altri 2 imputati sono stati sottoposti alla misura coercitiva dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre una terza persona è ancora ricercata.
Questa mattina, annuncia l'Area Marina di Punta Campanella, uno dei datterari coinvolti nell'inchiesta e a piede libero ha aggredito a freddo, con due colpi violenti al volto, uno dei maggiori protagonisti delle indagini, un esponente della Capitaneria di Porto. Ci sono voluti diversi militari per fermarlo. L' uomo colpito ora è in ospedale.
I reati contestati sono: disastro ambientale, ricettazione e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di reati concernenti la pesca illegale dei datteri di mare.
L'operazione è stata eseguita con il supporto fornito dal personale di diversi comandi territoriali del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera.
Sequestrati anche 5 box destinati al deposito e allo stoccaggio dei datteri di mare, 8 autovetture, 4 motocicli, 19 mute subacquee, 25 bombole per l'immersione subacquea, 16 retini da pesca, 6 paia di pinne da sub, altre 35 attrezzature subacquee varie (martelli e pinze estrattrici per la raccolta del dattero di mare), 40 telefoni cellulari, 15 sim card, la somma di denaro di oltre 18.000 euro in contanti, 2 PC portatili, 1 tablet.
I reati per cui si procede, oltre a quelli per i quali sono state emesse le misure cautelari personali, sono quelli di danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all'interno di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive.
Il gruppo criminale, dal 2016, come si legge nella nota della Procura «era dedito in maniera professionale e sistematica, con ripartizione di compiti e di ruoli e predisposizione di mezzi e di persone, alla raccolta e alla messa in commercio illegali sia dei datteri di mare (la raccolta, la detenzione, la vendita e il consumo dei quali sono vietati sin dal 1998), che delle vongole veraci di Rovigliano (venerupis decussata), contaminate batteriologicamente e chimicamente e quindi pericolose per la salute dei consumatori, in quanto raccolte in uno specchio di mare prospiciente la foce del fiume Sarno, catalogato come Zona Proibita a causa della presenza di sostanze altamente inquinanti tra cui idrocarburi e metalli pesanti.
Le indagini hanno consentito di accertare e documentare il disastro ambientale causato dal luglio 2016 al novembre 2020, in diverse zone di pregio della costiera. Rocce frantumate con martelli a doppia Punta per estrarre i datteri. Interessati larghi tratti anche dell'Area Marina Protetta di Punta Campanella che ha già dichiarato, con il Presidente Lucio Cacace, l'intenzione di costituirsi parte civile.
L'alterazione dell'ecosistema marino e la compromissione della biodiversità sono state appurate con la collaborazione di un team di esperti di zoologia, ecologia e geologia ambientale di cui si sono avvalse le indagini.
In particolare, gli accertamenti effettuati dalla Stazione Zoologica Anton DOHRN hanno dimostrato che «la rimozione dello strato superficiale della roccia, necessaria per il prelievo del mollusco bivalve, ha comportato la distruzione completa della comunità di organismi bentonici che ivi insistono e la diminuzione della complessità strutturale del substrato, determinando importanti squilibri ambientali, che portano ad alterazioni "irreversibili" dell'ecosistema marino con la completa desertificazione di aree ad elevata biodiversità e la perdita di importanti servizi eco-sistemici, i cui effetti sono ancora visibili dopo oltre 20/25 anni anche nei casi in cui vi sia stata la completa cessazione di tale pratica illegale».
L'approfondimento scientifico condotto dall'Università Parthenope, istituto di Ecologia Marina, a seguito di una seconda campagna di monitoraggio subacqueo effettuata nel 2019 nelle stesse zone d'immersione dei tratti di costa della Penisola Sorrentina, ha accertato la presenza in media di 1.500 fori per ogni mq. Il costo del restauro dell'habitat preesistente è pari a circa 3.000,00 euro/mq.
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