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«Il rischio di ritorsioni è altissimo: chi fa una vertenza smette di essere chiamato, gli albergatori si scambiano la voce».

È per questo che due stagionali hanno chiesto a "Il Fatto Quotidiano" di tutelare il proprio anonimato in un’intervista in cui raccontano che «quest’anno hanno preferito rimanere disoccupati piuttosto che farsi sfruttare».

L’articolo, uscito ieri, 7 luglio, è diventato virale perché racconta una situazione che in molti accettano in silenzio pur di lavorare.

I due stagionali, intervistati in un luogo privato dal giornalista Vincenzo Iurillo, hanno raccontato di non aver potuto visionare le condizioni del contratto di lavoro in un albergo di Sorrento. «Sono formalità. Cosa sono queste formalità tra noi?», si sono sentiti rispondere. Provati dalla crisi da Covid-19, infatti, alcuni albergatori hanno ridotto personale e paghe, ma non il carico di lavoro.

«Il 90% non firma il contratto. Questo non significa che si lavora in nero, i contratti vengono depositati. Ma non si rilascia la copia, si conoscono le condizioni solo al primo cedolino. Così possono imporre impieghi ‘full time’ coperti da contratti ‘part time’», raccontano.

«Ci hanno proposto a voce, nemmeno in maniera chiara, circa 600-700 euro al mese per fare le stesse cose, con gli stessi orari, dell’anno scorso, quando venivamo pagati circa 1.300 euro. Se oggi accettiamo, dovremo lavorare così anche domani, a crisi conclusa. Abbiamo messo qualcosa da parte, ci arrangeremo. Però vogliamo denunciare, far emergere queste storie», chiosano i due stagionali.

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(Foto: Amalfi Elite)