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Gianni Menichetti è l'ultimo esistenzialista di Positano: da 61 anni vive immerso nella natura, nella solitudine di Vallone Porto, in una dimora di tre metri per tre, con solo due sedie, utilizzando per lavarsi un ruscello di acqua che sgorga proprio lì vicino.

Ogni anno allestisce una mostra delle sue opere d’arte che gli consente di poter racimolare quanto basta per fare la spesa una volta alla settimana. E così venerdì 13 settembre l’inaugurazione della sua mostra per il 2019, ore 18.30, al Mediterraneo. L'esposizione durerà fino al 29 settembre.

«Ma non ti manca la civiltà?» gli chiese nel 2012 la positanese Chiara D’Amico nel suo documentario. E lui: «Se intendi l’inciviltà, a dir la verità non mi manca».

Insieme a lui una ventina di cani che gli fanno da guardia e proteggono il vallone dai cacciatori. Per noi è quasi inammissibile, ma Gianni riesce a soddisfare tutte le sue esigenze soltanto con ciò che gli offre la natura.

E per curarsi? «Le piante le conosco, però il mio principio è "O se ne va via il male o me ne vado via io, non prendo alcuna medicina"».

Toscano di origine, giunse nella Divina nel 1958 insieme alla sua donna, Vali Myers, artista australiana che preferiva la frenesia della città alla compagnia delle sue inseparabili volpi. Vali era la sua musa, da lei si fece tatuare delle linee intorno agli occhi e lui le tatuò dei disegni sul volto.

A lei ha dedicato un libro di memorie, dopo la sua morte (nel 2003) prefazionato dalla giornalista Maria Rosaria Sannino.

(Foto: Gaetano Pappalardo)